Per qualcuno è la partita della nostalgia, per qualcun altro della rabbia, del rimpianto, del rancore, ma per tutti è la partita di un tempo nuovo o almeno diverso. Perché il campionato non è più un Trofeo Berlusconi con un altro nome, non se lo spartiscono più quelle due a stagioni alterne (dal '91 al 2005 sei scudetti a testa, uno alla Roma, uno alla Lazio) e la nuda realtà racconta di una Juventus in serie B e di un Milan dodicesimo in classifica, con ventotto punti in meno dell'Inter. Un anno fa sarebbe sembrato un film dell'assurdo, oppure di fantascienza.
Cancellata l'epoca della grande alleanza commerciale e televisiva, distrutto un accordo monopolista che di fatto escludeva diciotto squadre su venti, chiusa un'amicizia che permetteva anche il generoso dono di un portiere (Abbiati per Buffon, quando Kakà lo ruppe), oppure siparietti come quello dell'ultimo Milan-Juve, con Moggi e Giraudo e Berlusconi e Galliani seduti allo stesso tavolo di fronte a una cascata di tartufi bianchi. Berlusconi che qualche settimana prima dello scandalo pensava di assumere Moggi e Giraudo al Milan, telefonini compresi. Ora basta sorrisi, basta ipocrisie. Dice la nuova Juve: "Abbiamo pagato solo noi".
Prima di essere penalizzato il vecchio Milan rispondeva: "Restituiteci due scudetti". Se Moggi venne preso con le mani nella marmellata, su quel vasetto c'erano anche le impronte digitali di mezzo dito di Galliani. Le intercettazioni e le inchieste hanno dimostrato che il primo era più coinvolto del secondo, però il secondo non era mica immacolato.
Difficile dare un senso vero alla strana sfida di oggi, la triste "Coppa della Befana", la classica d'agosto precipitata a gennaio perché in estate Juve e Milan avevano qualche problemuccio: ma anche adesso, non è che i motivi per festeggiare abbondino. Ancelotti è pessimista oppure realista (spesso, le due cose coincidono), dice che arrivare alla fine della Champions League sarebbe un sogno. Didier Deschamps non lo è da meno, quando dichiara che gli interessa la trasferta di Mantova assai più dell'amichevole contro i rossoneri. Per entrambe le società, il momento è solenne e precede un cambiamento radicale: il Milan dovrà rifare mezza squadra, la Juve dovrà provare a non farsela scippare, e l'altra mezza dovrà pagarla a peso d'oro se vuol tornare presto padrona. Ma Berlusconi ricomincerà a spendere? E i giovani della famiglia Agnelli hanno in mente di farlo?
La tradizione di questo trofeo voleva che il vincitore d'agosto, poi, perdesse lo scudetto: regola rispettata spesso, non sempre. Per la prima volta e totalmente fuori stagione, bianconeri e rossoneri sono anche fuori classifica. Di sicuro, stavolta chi vince il Berlusconi non vincerà il campionato, ma neppure chi lo perde. E se per la Juve è l'unico scontro diretto dell'anno (ma non il più importante: qualunque trasferta in serie B vale di più perché pesa di più), per il Milan è come una matita blu che sottolinea gli errori, le sviste, le mancanze. Più la si osserva da tutte le angolazioni possibili, più la Coppa della Befana assomiglia a un esercizio di nostalgia e non a una grande partita di pallone. Una cosa un po' finta, certamente svuotata, con troppi occhi che guardano all'indietro e quasi nessuno puntato davvero sul futuro.