Processo breve, Alfano annuncia “fondi straordinari” per avere l’ok dei finiani
Fondi straordinari per il processo breve e incontri con i magistrati per affrontare le soluzioni amministrative. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano gioca la carta dell’apertura verso le toghe, ma soprattutto verso i finiani, per far approvare in tempi rapidi il ddl sul processo breve. La norma, che fissa i tempi massimi per arrivare a sentenza, è considerata una priorità dal premier Berlusconi, che se ne servirebbe per bloccare definitivamente i processi Mediaset e Mills. Il Cavaliere ha infatti inserito l’approvazione del ddl tra i cinque punti urgenti fissati nel corso dell’ultimo vertice del Pdl. Un piano programmatico che non è piaciuto al capogruppo di Futuro e libertà Italo Bocchino (“vogliamo discutere senza alcuna preclusione preventiva”) che quindi non garantisce un sì compatto alla norma come richiesto dai vertici Pdl. Il processo breve, oltre alle proteste dell’opposizione, ha scatenato anche la rivolta delle toghe che a più riprese, in questi mesi, hanno annunciato il rischio paralisi del sistema giustizia.
Così il Guardasigilli, sperando di spianare la strada al percorso parlamentare del discusso provvedimento, corre ai ripari e affida il suo annuncio al Corriere della Sera: “Siamo pronti – dice Alfano - a investimenti straordinari nel sistema giustizia per adeguare la macchina alle nuove esigenze del processo breve. E siamo pronti a incontrare i magistrati dei principali uffici giudiziari per concordare le scelte organizzative più efficaci”. Incontri da avviare “immediatamente, in parallelo all’esame del disegno di legge”. Dichiarazioni che tradiscono una certa fretta per una norma “ad personam” da far approvare prima che la Corte costituzionale, a dicembre, si esprima sul legittimo impedimento. Il premier vuole arrivare a quel pronunciamento con la sicurezza di avere comunque uno scudo per i suoi processi. Ma ha capito che per avere questa “tranquillità”, con i tempi stretti e la maggioranza che si sfalda, deve trattare. Non con l’opposizione, ma con i finiani e la magistratura.
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