I strani affari da Santa lucia e la maxy evasione

Tutto quello che succede a livello politico in Italia.

Moderatori: thrantir, patrix78, Beleg

I strani affari da Santa lucia e la maxy evasione

Messaggiodi Aragorn il 27 set 2010, 11:06

Se combattere l’evasione fiscale è stato il cavallo di battaglia della sinistra attualmente al potere, tutti noi oggi abbiamo l’opportunità di valutare il reale impegno in questa lotta. Il 31 maggio di questo anno appare nel sito della rivista “Il Secolo XIX”, quotidiano d’informazione leader della Liguria, un articolo dedicato al business dei videopoker ed affini. Come ben si sa il mercato di questi oggetti è Monopolio di Stato, e perciò in un certo senso sono soldi dei cittadini, ma nello scoop sono notificate diverse irregolarità e leggerezze adottate dall’AAMS (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato), leggerezze che pesano 98 miliardi di euro.
Il funzionamento delle macchinette è molto semplice, l’utente gioca i soldi, questi vengono registrati e le informazioni sono spedite tramite rete informatica alla Sogei, cioè la società che raccoglie questi dati e comunica al concessionario (per esempio il gestore del bar che mette a disposizione la macchina) l’imposta dovuta allo Stato.
Ogni macchina deve essere controllata da tecnici accertatori che verificano il collegamento alla rete e lo certificano. Nell’articolo sono evidenziate dichiarazioni dei Monopoli secondo cui nel 2004 95.767 macchine erano funzionanti (perciò incassavano soldi) però scollegate dalla rete (e quindi lo Stato non ci guadagnava una lira). Nella totale consapevolezza di queste perdite di denaro dovuto allo Stato, l’AAMS ha sempre adottato sistemi di dilazione (e cioè concedendo più tempo per pagare) invece di sanzioni immediate. Inoltre è accertato dalla commissione d’inchiesta, voluta da Vincenzo Visco nel giugno dell’anno scorso, che i Monopoli hanno volutamente ritardato di un anno il controllo in rete delle macchinette, senza richiedere poi alcun rimborso ai concessionari. Un anno di contributi allo Stato andati in fumo. Dalla relazione dell’On.Alfiero Grandi, capo della commissione, emerge anche che molti dirigenti dell'AAMS e funzionari accertatori della messa in rete delle macchine sono stati corrotti, e che uno di essi fosse proprio un ingegnerie condannato per usurpazione di titolo (si spacciava per quello che non era). Ma le guardie di Finanza guidate dal colonnello Umberto Rapetto scoprono ancora di più. Secondo i dati dei Monopoli il bilancio del 2006 era il seguente: 200.000 macchine attive e 15,4 miliardi di euro incassati. In realtà la Finanza stima che l’incasso ammontava a 43,5 miliardi, o hanno sbagliato a fare i conti loro (e devono aver sbagliato di parecchio) oppure ci sono 28,1 miliardi che non si sa dove sono andati a finire. I ragazzi della Finanza, dopo la relazione stilata dalla commissione, hanno pensato bene di fare il loro lavoro e calcolare quanto le concessionarie di macchine da gioco (videopoker ecc..) devono allo Stato.Tra multe non pagate e tasse non riscosse si arriva a quantificare una cifra pari a 98 miliardi di euro.
Secondo alcune voci calcolando gli interessi su questi soldi e aggiuntive multe che comprendano queste “sviste” si arriverebbe anche a incassare 150 miliardi di euro.
Dopo quattro mesi dalla pubblicazione dell’articolo il governo ha deciso di dare spazio a questi argomenti con un intervento che descrive tutti i provvedimenti adottati per fare chiarezza sul caso.Riassumendo la commissione è stata creata da Visco nel 2006, dopo nove mesi d’indagine è stata stilata la relazione conclusiva e recapitata al viceministro Visco, il quale l’ha inviata a Giorgio Tino presidente dell’AAMS, al dott. Ribaudo procuratore regionale della Corte dei Conti, e al dott. Ferrara procuratore di Roma. Nel giro di poco più di un mese, 22 maggio, Tino consegna a Visco documenti che attestano le motivazioni dell’AAMS. Il 17 luglio Visco invia all’ufficio legislativo Finanze sia la relazione della commissione Grandi sia le spiegazioni di Tino.
Vorrei però postare le ultime cinque righe dell’intervento.

Quanto alle penali previste nelle concessioni, calcolate dalla Corte dei Conti per un ammontare complessivo equivalente a circa sei volte il valore dell’intera raccolta annuale delle giocate tramite apparecchi da intrattenimento, va ricordato che attualmente sono oggetto di contenzioso tra l’Aams e le società concessionarie. Tra queste ultime, inoltre, vi sono alcune società quotate in Borsa; fatto che impone rigore ma anche prudenza nelle dichiarazioni.
dal sito ufficiale del governo italiano.
Sono sicuro che tutti i cittadini italiani non aspettano altro che il contenzioso si dissolva e arrivino finalmente questi soldi,ma chissà quando accadrà. Io personalmente invece spero che quell’ultima frase scritta dal nostro governo, non rappresenti la giustificazione per più di un anno di silenzio mediatico su queste vicende.Un silenzio certamente dovuto ai poteri immischiati in questo gioco dell’evasione fiscale. La commissione Grandi ha preso in esame l’indagine della Procura di Potenza, quella sul gioco d’azzardo che portò all’arresto del principe Vittorio Emanuele, dalla quale emergono dettagli che fanno riflettere. La più importante concessionaria in Italia, la Atlantis World Group of Companies, è rappresentata nel nostro Paese da Amedeo Laboccetta, esponente di AN ed amico intimo di Gianfranco Fini. Tra le intercettazioni nell’indagine di Potenza emergono telefonate tra Labocetta e Francesco Proietti (segretario di Fini e parlamentare di AN), e tra Proietti e Giorgio Tino. Da queste intercettazioni nascono le accuse del pm (pubblico ministero) di Potenza secondo le quali Giorgio Tino avrebbe evitato la revoca delle autorizzazioni alla società di Labocetta in cambio di voti favorevoli da parte del partito (AN) per mantenere la sua ambita poltrona di leader dell’AAMS. L’Atlantis sarebbe perciò la più grande concessionaria di “macchine di gioco a soldi” in Italia, alla quale è stato riconosciuta la necessità di revocare l’autorizzazione, ma che continua a lavorare dietro un oscuro accordo tra i vertici delle due parti, Atlantis e AAMS. Altra informazione molto interessante è la scoperta di Francesco Corallo tra i dirigenti dell’Atlantis. Francesco Corallo è figlio di Gaetano Corallo, noto boss mafioso incarcerato per fatti dovuti alle sale da gioco e in rapporti notori con Nitto Santapaola e l’ormai defunto Gaetano Badalamenti. In conclusione non si capisce dove siano andati a finire i nostri soldi. La Corte dei Conti, ha denunciato Giorgio Tino il quale rischia 1,2 miliardi di multa, e ha richiesto alle concessionarie i 98 miliardi di euro. Chissà dove sono scomparsi. Forse nelle casse di Alleanza Nazionale o forse nei conti corrente dei clan mafiosi. Speriamo che il governo renda chiarimenti opportuni e più tempestivi di quanto fatto finora. Nel frattempo possiamo solo chiedere accertamenti al presidente Giorgio Tino come hanno fatto i due giornalisti de “Il Secolo XIX”, Marco Menduni e Ferruccio Sansa, ai quali porgo i miei più sinceri complimenti per il lavoro svolto.

© http://ragablogger.blogspot.com/2007/09 ... rcasi.html

ma oggi la stessa vicenda che potrebbe essere devastante la trattano il corsera e il giornale


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

Avatar utente
Aragorn
Site Admin
Site Admin
 
Messaggi: 21155
Iscritto il: 06 ago 2004, 23:45
Località: Lunà Cepeen (varès)

 

Re: I strani affari da Santa lucia e la maxy evasione

Messaggiodi Aragorn il 27 set 2010, 11:09

sembrerebba da quanto ho sentito in radio che riportano corsera e giornale, la hoolding capogruppo delle 2 società dell'affare montecarlo faccia riferimento al Sign. Corallo, molto vicino ad ambienti di AN, tanto che LaBoccetta è stato il presidente dell'atlantis italia e l'on Fini è stato ospite a Santa Lucia da Corallo. Attendiamo che la magistratura che sta indagando faccia il proprio corso, certo che però 98 miliradi sono 5 dell'ultima finanziarie fatte da tremonti....


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

Avatar utente
Aragorn
Site Admin
Site Admin
 
Messaggi: 21155
Iscritto il: 06 ago 2004, 23:45
Località: Lunà Cepeen (varès)

Re: I strani affari da Santa lucia e la maxy evasione

Messaggiodi Aragorn il 27 set 2010, 11:14

An in paradiso

Nella vicenda Montecarlo c'è un professionista che fa affari con le slot machine in Italia
Il personaggio chiave nel giallo della casa di Montecarlo finita da An alla disponibilità del cognato di Gianfranco Fini, passando per un paio di società off-shore, si chiama James Walfenzao. Questo professionista caraibico specializzato nella costituzione di fiduciarie, trust e altre scatole esotiche per mettere i soldi al riparo dalle tasse figura come rappresentante nelle società che hanno comprato l’immobile abitato da Giancarlo Tulliani, fratello della compagna di Fini. Walfenzao però non è un “professionista monegasco” come scritto da Il Giornale.
È il rappresentante nell’isola di Saint Lucia della Corpag, una società di servizi delle Antille olandesi con filiali in molti paradisi fiscali. Ma soprattutto Walfenzao è il consulente, l’amministratore e il prestanome di un amico di An che ha fatto fortuna nei mari caldi: Francesco Corallo, nato a Catania nel 1960, titolare della multinazionale del gioco Atlantis World con base alle Antille.

L’uomo delle Antille

Walfenzao compare in due operazioni avvenute a distanza di migliaia di chilometri che non hanno nulla in comune tranne la presenza di esponenti di An. Da un lato amministra la società che compra a Montecarlo (a prezzo di favore) la casa di An. Dall’altro controlla per conto di Corallo parte del capitale della Atlantis, la società vicina al vertice di An che in pochi anni ha raccolto miliardi di euro con le sue slot machines in Italia. Il gruppo Atlantis è controllato (in parte tramite Walfenzao) da Francesco Corallo, un incensurato che però ha un cognome pesante: è il figlio di Gaetano Corallo, 73 anni, condannato a 7 anni e mezzo (scontati) per associazione a delinquere, latitante per anni in America dopo esser sfuggito alla retata del 1983 per la scalata degli amici del boss dei catanesi, Nitto Santapaola, ai casinò italiani. In quegli anni ruggenti Santapaola andava in vacanza a Saint Marteen dove Corallo senior gestiva un casinò. Oggi nello stesso settore e nella stessa isola il figlio è il re dell’azzardo legale ma lui giura: “Non vedo papà da 20 anni e i miei casinò li ho fatti da solo”.
Per anni gli investigatori hanno sospettato il contrario. Ma nessun pm ha mai chiesto per lui nemmeno un rinvio a giudizio nonostante le informative della Finanza e della Polizia ipotizzassero rapporti tra Francesco Corallo, il padre Gaetano, il clan Santapaola e persino uno dei latitanti più ricercati dall’amministrazione Bush: l’ex parà italiano, poi genero del presidente della Bolivia e boss del narcotraffico in quel paese, Marco Marino Diodato. Francesco Corallo è stato indagato due volte dalla Procura di Roma per traffico di droga e riciclaggio ma è stato sempre archiviato. Il figlio di don Gaetano è oggi un imprenditore stimato che gira per Roma sulla sua Smart, incontra politici e banchieri con i quali punta alla quotazione in borsa a Londra e Toronto. La presenza del suo consulente e prestanome nella società che compra la casa di Alleanza Nazionale insomma non deve sorprendere. La domanda è un’altra: chi rappresenta Walfenzao? Probabilmente non Corallo: con i miliardi delle slot uno come lui non ha certo bisogno di comprare un quartierino scontato a Monaco. Stiamo parlando del re dell’azzardo tra le due sponde dell’Oceano. Atlantis è titolare di tre casino a Saint Marteen, due a Santo Domingo e uno a Panama. La pista potrebbe essere un’altra.


L’amico italiano di Walfenzao

Quando sbarca in Italia, Corallo sceglie come suo rappresentante il vecchio amico Amedeo Laboccetta, dagli anni ottanta colonna del Msi napoletano e poi di An. Magari proprio Laboccetta è l’uomo che conosce il segreto di Walfenzao. Magari è stato proprio il deputato del Pdl che ogni anno va in vacanza alle Antille e vuole essere sepolto lì, a suggerire di rivolgersi al consulente di Francesco Corallo in strutture societarie schermate.
Comunque un dato è certo: l’undici luglio del 2008 la casa lasciata 9 anni prima dalla contessa Colleoni a Gianfranco Fini perché proseguisse “la giusta battaglia” è finita ai Caraibi. Davanti al notaio Aureglia di Monaco, Alleanza Nazionale, rappresentata dal tesoriere Francesco Pontone, vende la casa a Printemps Ltd, con sede in Manoel Street, 10, Castries, Saint Lucia. La proprietà della società acquirente (come il sito della società di Walfenzao proclama tra i vantaggi offerti dalle strutture made in Saint Lucia) non è trasparente. Printemps è stata costituita poco più di un mese prima, il 30 maggio 2008, a Saint Lucia. Per l’appartamento di Boulevard Princesse Charlotte, composto da sala, due camere, cucina, bagno e balcone, secondo Il Giornale, uno degli inquilini del palazzo aveva offerto un milione e mezzo di euro. An preferisce svendere a 300 mila euro alla società rappresentata da Walfenzao. Tre mesi dopo, Printemps rivende a 330 mila euro alla Timara Ltdanche lei con sede nell’ufficio della Corpag di James Walfenzao a Saint Lucia. Gli altri due amministratori, Tony Izelaar e Suzi Beach, sono corrispondenti della Corpag a Monaco. Quindi per capire l’ affaire monegasco bisogna partire dalle Antille.
Il Fatto Quotidiano pubblica qui uno schema che descrive la struttura proprietaria del gruppo. Al vertice della holding di Londra che controlla una quota di Atlantis c’è proprio James Walfenzao, che però opera in nome e per conto di Francesco Corallo. Accanto pubblichiamo anche una foto di Gianfranco Fini e Amedeo Laboccetta con le rispettive consorti (si intravede Daniela Di Sotto che era ancora la signora Fini) scattata a Saint Marteen nell’agosto del 2004 nel ristorante del casino di Corallo. Poche settimane prima, il 15 luglio 2004, la Atlantis aveva firmato la concessione con i Monopoli di stato e 4 mesi dopo, a dicembre, Laboccetta diventerà (fino all’elezione alla Camera nel 2008) procuratore in Italia della società. Laboccetta allora difese Fini sostenendo che il leader lo aveva seguito solo per fare immersioni a caccia di squali: “Fini non sapeva che Atlantis aveva appena ottenuto la concessione in Italia”, giurò.
Anche alla luce della presenza di Walfenzao nella compravendita, oggi Fini dovrebbe spiegare perché ha deciso di vendere a un prezzo così basso a una società delle Antille diretta da un consulente di Corallo. E magari potrebbe anche spiegare quanto paga il cognato per l’affitto. Anche perché presto qualcun altro potrebbe cominciare a parlare. Magari non i suoi fedelissimi tesorieri ma proprio Laboccetta che nel 2008 era un uomo di Fini ma oggi sta con Berlusconi.

da il fattoquotidiano


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

Avatar utente
Aragorn
Site Admin
Site Admin
 
Messaggi: 21155
Iscritto il: 06 ago 2004, 23:45
Località: Lunà Cepeen (varès)

Re: I strani affari da Santa lucia e la maxy evasione

Messaggiodi Aragorn il 27 set 2010, 11:15

Casa Montecarlo, gli intrighi di Mr Walfenzao
Ecco l’uomo che porta dritto a Giancarlo Tulliani
di Redazione
Il broker citato da Fini nel video è proprio la fonte su cui si basa la lettera del ministro di Saint Lucia che attesta la coincidenza tra Timara e il cognato. Tulliani, il teste chiave che i pm snobbano. L'avvocato Ellero torna in scena: "Forse è solo un mediatore"

Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica

Da un lato «fonte» (del governo di Saint Lucia), dall’altro «ponte» (tra gli affari del gruppo Atlantis e la compravendita monegasca). Nel suo messaggio video, Gianfranco Fini ha citato il cognato, Giancarlo Tulliani, e il tesoriere «galantuomo» Francesco Pontone. Ma dei protagonisti off-shore dell’affaire immobiliare ha fatto un nome che ha un ruolo centrale in tutta la vicenda: quello di James Walfenzao.
Un accenno quasi casuale, riferito al rogito dell’11 luglio 2008, quando An vendette per appena 300mila euro la casa di boulevard Princesse Charlotte a Printemps. E Walfenzao, quel giorno, firmò proprio come rappresentante dell’acquirente.

Ma dalla diffusione della lettera del governo di Saint Lucia che individua in Tulliani il «beneficiario effettivo» di Timara, è emerso un nuovo sorprendente ruolo di Walfenzao, che di parti in questa lunga storia ne aveva già interpretate tante. La missiva, infatti, indica proprio in Walfenzao la «fonte» delle indagini preliminari. L’uomo al cui indirizzo monegasco Giancarlo Tulliani ha domiciliato le bollette della luce, dunque, è anche quello che, su pressione delle autorità della nazione insulare, ha indicato nel «cognato» di Fini il proprietario di fatto delle fiduciarie off-shore e, quindi, della casa nel Principato.
L’uomo citato da Fini è dunque quello a cui il dipartimento delle Finanze di Saint Lucia, guidato da Isaac Anthony, e su input del primo ministro Stephenson King, chiede lumi sulla vicenda. E Walfenzao risponde, «in relazione agli obblighi degli agenti registrati a Saint Lucia», in quanto rappresentante della Corpag Service Usa.

La lettera lo spiega esplicitamente: «I corrispondenti, tramite Walfenzao hanno risposto di aver fatto un’indagine sulla vicenda e ordinato una visita a Monaco al notaio Paul-Louis Aureglia (...) per determinare perché il prezzo di vendita fu così basso rispetto al prezzo di mercato dell’immobile all’epoca». E sono sempre i documenti forniti dai «corrispondenti» della Corpag, dunque da Walfenzao, che hanno reso possibile alle autorità di Saint Lucia accertare sia che Tulliani era il «beneficiario effettivo» della Timara, sia che il «cognato» si era avvalso dei servizi della Jason Sam di Montecarlo (la società di Tony Izelaar e Suzi Beach, gli altri consulenti finanziari protagonisti dell’affaire) e della Corpag Usa di Walfenzao.

Ma dai registri di Saint Lucia, Walfenzao risulta anche come «contact» della Corpag locale, quella che ha sede in Manoel street, 10, nello studio legale di Michael Gordon. Al cui indirizzo, tra l’altro, risultano le sedi legali di tutte le fiduciarie off-shore che si sono rimbalzate la proprietà della casa che An ereditò da Anna Maria Colleoni: Printemps, Timara, Janom Partners e Jaman Directors. Walfenzao è dunque «presente» a Saint Lucia, dove è tra i riferimenti della Corporate Agent Saint Lucia ltd. È presente negli Usa, come corrispondente della Corpag di Miami, al 999 di Brickell Avenue. Ma come è noto è anche a Montecarlo, dove abita con la moglie in avenue Princesse Grace, a un solo portone di distanza dalla sede della Jason Sam. Una quasi ubiquità anche più impressionante, considerando che Walfenzao controlla, per conto dell’imprenditore italiano di gioco autorizzato (in Italia) e casinò (ai Caraibi) Francesco Corallo, la Uk Atlantis Holding Plc, una delle società del gruppo.
Ed è qui che, incrociando la struttura societaria del gruppo Atlantis con quanto scritto nella lettera del governo di Saint Lucia, vien fuori un link piuttosto clamoroso proprio con l’affaire di Montecarlo.

Perché Walfenzao controlla la Uk Atlantis attraverso due società – la Corporate Management St. Lucia ltd e la Corporate Management Nominees, inc – che la missiva del ministro della Giustizia Francis cita come società che controllano Printemps e Timara, e che detengono le azioni della Jaman directors, una delle altre off-shore. E le due società legate ad Atlantis, secondo la lettera, «agivano su ordine» sia di Walfenzao che di Izelaar. Dunque, c’è un legame diretto tra la compravendita della casa di Montecarlo e il gruppo di Corallo. Vicino all’ex An, tanto che Amedeo Laboccetta, già parlamentare del partito di Fini (e ora nel Pdl) ed ex rappresentante per l’Italia della Atlantis World di Corallo, portò al ristorante del casinò Beach Plaza di Saint Marteen anche Gianfranco Fini, nel 2004, per una cena a cui partecipò anche Checchino Proietti, braccio destro del presidente della Camera. E uomo che, per la procura di Potenza che indagò sulla vicenda (la Corte dei Conti constatò un ammanco nelle casse dell’erario di oltre 31 miliardi di euro), si spese con i monopoli italiani per evitare che l’Atlantis perdesse la licenza per il gioco legale in Italia.

Solo coincidenze? Nel frattempo, proprio sull’entourage finanziario di Walfenzao, preannuncia novità clamorose l’editore de l’Avanti, Walter Lavitola, l’uomo etichettato da Bocchino come «faccendiere» e dal deputato finiano ritenuto l’ispiratore della divulgazione della lettera del ministro della giustizia di Santa Lucia. Lavitola, che ha respinto accuse e insinuazioni, ribadisce di essersi occupato solo marginalmente dell’affaire di Montecarlo perché impegnato su una connection di più largo respiro tra l’Italia e il Sudamerica. «Cercando riscontri per quest’altra storia d’interesse giornalistico – ha detto – sono incappato in un collega free lance che mi ha mostrato una mail che ritengo di massima importanza per questa vicenda. All’epoca non ci ho fatto troppo conto ma oggi, dopo quel che è successo, giornalisticamente sono molto interessato a recuperarla».

La mail, sempre secondo Lavitola, farebbe luce sul proprietario della società che acquistò da An l’appartamento monegasco. «La mail è stata passata a questo giornalista da una persona a cui era stata fatta un’intervista e che, per provare che quel che diceva era vero, gli aveva mostrato la lettera inviata via internet.

In questa mail il gestore di una società che stava a Montecarlo diceva all’agente concessionario delle società a Santa Lucia, che è un alto magistrato, che in Italia era in corso uno scontro molto duro tra Fini e Berlusconi basato sulla proprietà di un immobile di una delle due società, scriveva, «da me gestite». In merito a questo dettaglio, proseguiva la mail, si sarebbe fatto riferimento a Tulliani e alla decisione eventuale di rescindere l’incarico a seguito della «pubblicità negativa relativamente anche alla mia persona». Se la mail esista davvero, se sia autentica e se l’autore della stessa corrisponda a Walfenzao (o a qualcuno del suo ristretto entourage) lo scopriremo presto.

da il giornale


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

Avatar utente
Aragorn
Site Admin
Site Admin
 
Messaggi: 21155
Iscritto il: 06 ago 2004, 23:45
Località: Lunà Cepeen (varès)


Torna a Politica

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron